Se ci sono due disegnatori che hanno segnato l’immaginario
fumettistico americano quelli sono Will Eisner e Jack Kirby. Riassumere la loro
vita e il loro impatto sulle generazioni future in poche parole non è difficile:
è impossibile. Quello che segue è quindi
un ritratto parziale che chi seguirà ad ottobre il corso “Fumetto: un mondo fra le nuvole” avrà modo di approfondire in
maniera più accurata.
I Protagonisti
Will Eisner nasce a Brooklyn il 6 marzo del 1917 da famiglia
ebrea, pieno di iniziativa e di talento fonda nel 1936 con Jerry Iger lo studio
Eisner ed Iger, mentendo sulla
propria età col socio e persino sul capitale a loro disposizione (bastante a
pagare l’affitto degli uffici solo per il primo mese). Ma i tempi erano maturi,
maturi per una nuova concezione del fumetto. Già dal 1905 con l’uscita di Little Nemo in Slumberland di Winsor
McCay il fumetto aveva iniziato a mostrare le sue potenzialità artistiche, ciononostante
l’opinione pubblica americana degli anni ’40 lo considerava ancora un forma di
intrattenimento di serie B. Effettivamente una parte di quelle ingenue
produzioni lo era: è questo il periodo delle serie meteora e delle riviste che
esplodono sul mercato per deflagrare nella bancarotta pochi mesi dopo.
Will Eisner è considerato a buona ragione uno tra i primi a
considerare il fumetto una forma d’arte
vera e propria. Quasi un controsenso se si considera che lo studio Eisner ed Iger (così come quello di
Chesler ed altri a seguire) fu tra i primi ad “applicare il metodo industriale al processo creativo, producendo
pagine a fumetti in catena di montaggio” (D. Hajdu).
Kirby per lo studio Eisner e Iger (apparso in Jumbo Comics#3 novembre 1938) |
Come funzionava? Solitamente Eisner (più raramente Iger)
ideava un personaggio, ne reclamava la paternità e procedeva a passarne lo
sviluppo alla scrittrice Audrey “Tony” Blum. A questo punto un disegnatore
trasformava la storia scritta a macchine nella bozza del fumetto (spesso Eisner
o Bob Powell) per poi consegnarla ad altri artisti che si sarebbero occupati di
trasformare i bozzetti nell’opera definitiva dividendosi il compito tra
personaggi principali, secondari ed ambienti.
In conclusione un ultimo uomo (o donna) inchiostrava il tutto,
uniformando i contenuti dei diversi artisti, mentre il colore veniva aggiunto
da uno studio esterno seguendo le linee cromatiche fornite da Eisner. Un
prodotto forse un po’ ingenuo se si considerano le produzioni successive di
Eisner, ma che comunque si rivelò sul mercato innovativo e vincente: “il mondo di Eisner sembrava più reale del
mondo degli altri autori di fumetti perché somigliava molto di più ad un film”
(J. Feiffer).
Nello studio Eisner ed
Iger passano alcuni grandi nomi della storia del fumetto come Bob Kane (Batman) e Jack “the king” Kirby, probabilmente il disegnatore più
influente di sempre del genere supereroistico americano.
La nascita del genere supereroistico viene tradizionalmente
fatta coincidere con l’uscita del primo numero di Action Comics nel giugno del
1938 e più precisamente con la comparsa del suo eroe di copertina: Superman.
Superman non nasce dal nulla, ha ascendenti più o meno
nobili nella fantasia popolare (Tarzan, Zorro) ed antenati nei comics recenti (Mandrake,
The Phantom). La vera straordinarietà sta nel suo deflagrante successo che porterà
ben presto al diffondersi di copie carbone più o meno riuscite. E’ la Golden
Age del comic book, i supereroi sono ovunque.
Chi è Jack Kirby?
Jack Kirby, cioè Jacob Kurtzberg, nasce a New York il 28
agosto del 1917 anche lui, come Eisner, da una famiglia di ebrei immigrati.
Come molti autori del periodo, Kirby non frequenta istituti prestigiosi, ma
impara (così come farà Moore più avanti) ricopiando i fumetti da lui amati, in
particolari quelli di Foster, Caniff e Raymond. Inizia a lavorare molto presto
e tra l’altro, come già detto, approda nello studio di Eisner con il quale
forma un’amicizia destinata a durare una vita.
Inizia ad esplorare la narrativa supereroistica abbastanza
presto nel 1940 con Blue Beetle, di
questo periodo è anche l’incontro con l’autore Joe Simon con il quale creerà lo
stesso anno per la Timely Comics (la futura Marvel) un personaggio destinato ad
entrare nell’immaginario americano per restarci: Capitan America.
Gli anni Trenta non potevano durare per sempre e allo
scoppiare del conflitto mondiale sia Eisner che Kirby sono arruolati e
destinati rispettivamente al reparto Comunicazioni in patria ed alle prime
linee della Fanteria in Francia, dove Kirby sarà impegnato nelle truppe di
ricognizione.
Se il fato ha portato Eisner ad essere il maestro indiscusso
degli anni Trenta e Quaranta, il suo ritiro dalla scena del fumetto ha quasi
dell’incredibile: nel ’52 termina The Spirit
(fumetto che ha più da spartire col poliziesco che col genere supereroico e
probabilmente il momento più alto della produzione del primo Eisner). Eisner si dedicherà a tempo pieno al suo
lavoro per il Ministero della Difesa producendo materiale didattico per l’esercito,
si tornerà a parlare di lui negli anni Settanta quando inventerà il formato graphic novel.
Ma è il periodo che abbraccia gli anni dal 1958 al 1970,
la Silver Age del comics americano a consacrare Kirby (sebbene a
posteriori) come il re del fumetto supereroico.
Dopo svariate collaborazione con diverse case editrici (tra
cui la Harvey e la DC) e la fine della storica collaborazione con Joe Simon,
Kirby ritorna alla Timely, ora Marvel, e con Stanley Martin Lieber (meglio noto
come Stan Lee) forma il binomio
disegnatore/sceneggiatore forse più noto del fumetto americano.
L’uscita del primo numero de “I Fantastici Quattro” nel novembre del 1961 diventa
una data imprescindibile per studiosi ed appassionati: il mondo dei supereroi è cambiato per sempre.
Dalla collaborazione tra Lee e Kirby nascono gli eroi del
nostro immaginario: Thor, Hulk, Iron Man, gli X-Men (la prima formazione
almeno), Silver Surfer, Pantera Nera, Galactus. Lo stesso Capitan America, dopo
una controversa questione sui diritti d’autore con Joe Simon, viene
reincorporato nelle storie della “Casa delle idee”, casa che Kirby lascerà al
tramonto della Silver Age per la rivale DC.
Lo Stile
Eisner e Kirby hanno in comune la stessa fonte di
ispirazione: il cinema di Hollywood degli anni Trenta e Quaranta. Tuttavia il modo di concretizzare le lezioni
apprese dal cinema non avrebbero potuto dare esiti più diversi.
<< Kirby conservò una struttura della pagina
relativamente convenzionale, una griglia standard composta da elementi quadrati
e rettangolari; Eisner invece, elaborò e trasformò la struttura delle vignette
quasi sin dall’inizio, raccontando le sue storie attraverso prosceni
assolutamente non convenzionali […]. Kirby portò la figura umana e il mondo fisico a intensità titaniche, pur
aderendo a una sorta di manuale della realtà. I suoi personaggi erano […] al
pari degli dei dell’antichità da cui traeva ispirazione, ma il suo simbolismo
era allegorico e non astratto. Eisner distorceva regolarmente forme e
proporzioni secondo modalità che indicavano al lettore che la realtà non veniva
rappresentata, bensì rifratta. >> (A. McGovern)
Eisner trova “le scatole” in cui il fumetto si è costretto piuttosto limitanti e dedica gran parte del suo lavoro alla missione di sgretolarle. Un primo esempio si ha nella configurazione del titolo di The Spirit scomposto e ricomposto in orologi, pietre o grattacieli. Un altro caso interessante all’interno di The Spirit è rappresentato dalla storia “Killer McNobby” del 1 giugno del 1941, completamente priva di balloon così come della tipica divisione in vignette ed interamente scritta in versi fusi con le principali linee d’azione.
Kirby, viceversa, “lavora nelle scatole” sfruttando appieno
il loro potenziale narrativo e concentrando la sua attenzione sulle immagini facendole
esplodere dalla vignetta, cariche di un dinamismo assolutamente nuovo. E’ di
Kirby, per esempio, il perfezionamento della splash page: cioè dell’utilizzo di una pagina intera (o due) che
offre “un’immagine panoramica che evoca
le inquadrature widescreen dell’epoca” (A. McGovern). Tutto in Kirby è
colossale, grandioso ed in movimento, insomma, nello spirito, incredibilmente
cinematografico.
McGovern nel suo articolo “Lo Spirito di Frontiera. Will
Eisner verso la Nuova dimensione del fumetto” offre probabilmente la miglior
sintesi possibile dello stile di questi due autori: “Kirby applicò la sua creatività a ciò che il fumetto poteva dire,
Eisner lo fece per ciò che il fumetto poteva mostrare.”
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